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L’ARTE OLTRE LO STILE 1989-2009 di Marina Marcolini

Marina Marcolini bresciana di origine, ma cittadina del mondo. Ha vissuto per oltre vent’anni in paesi lontani  quali l’Africa, il Sud America e i Balcani seguendo il marito coordintore di progetti di sviluppo per il Terzo mondo.

Questo suo girovagare fa si che il suo stile esprima la sua curiosità per il mondo che la circonda usando di  volta in volta tecniche diverse e accogliendo le influenze del paese ospitante. Tra tutte le esperienze vissute il segno più marcato è sicuramente quello africano riproposto nei volti delle donne di queste terre che esprimono dignità, bellezza, ma anche un senso di triste consapevolezza. Si definisce autodidatta, ma la sua formazione avviene presso l’Accademia Cignaroli di Verona dove apprende l’arte figurativa classica che in questi ultimi anni ripropone con citazioni contemporanee a volte  provocatorie ed ironiche.

Come già accennato una delle qualità principali dell’arte di Marina Marcolini è  quella di non essere fedele ad uno stile perchè « non si può restare in nessun dove». Ha esplorato diversi linguaggi artistici passando dall’arte povera, realizzata in un paese povero ma ricco di suggestioni come l’Africa, attraverso l’utilizzo delle carte stagnole, del catrame  e del cemento, per arrivare all’iperrealismo subito superato nel lirismo della memoria di antichi panneggi e nell’erotismo della carnosità delle pieghe  delle  macro-verdure, ai già menzionati intensi e silenziosi ritratti di donne africane, alla malinconia romantica dei notturni, dove la  scomparsa dell’uomo lascia posto alla vegetazione e agli animali che si  rimpossessano della terra, alle ultime ironiche e a volte dissacranti opere di rivisitazione dei grandi capolavori. Il critico Osvaldo Ponzetta definisce la sua arte citando Friedrich «l’unica fonte vera dell’arte è il nostro cuore, il  linguaggio di un’anima pura e candida. Un quadro che non scaturisca di là può essere solo un vano virtuosismo. Ogni opera autentica, è concepita in un’ora sacra,attuata in un’ora benedetta; un interno impulso la crea spesso all’insaputa dell’artista.»

 (11 aprile-12 maggio 2010)

 

Hanno scritto di lei:

Luciano Anelli critico d’arte,

Silvio Meneghini Direttore Opera Pavoniana,

gli eperti d’arte Mauro Corradini, Fausto Lorenzi e Osvaldo Ponzetta.

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